“Sono stato fregato!!!…” – Il Resto Della Storia!

Shihan Pascetta - Chief Referee, World GoJu Cup NYC 20

Dopo molti anni senza contatti, ho recentemente mandato alcune vecchie foto a un mio amico delle Arti Marziali, gliel’ho spedite sulla pagina del suo social network. Nelle foto lui era sul ring durante un torneo organizzato da me, e stava gareggiando contro un mio studente Cintura Nera.

La foto era di circa 25 anni fa e mi aveva riportato alla mente la rivalità sportiva che esisteva tra i due eccellenti atleti quando erano così giovani.

Il mio amico mi ha risposto gentilmente e abbiamo condiviso brevemente questo in chat in un modo molto positivo. Mi è sembrata come una ventata di aria fresca il potere interagire con una persona così intelligente e realizzata.

Avevo saputo da altre persone che si era ben realizzato nella sua professione aldilà delle Arti Marziali, io già sapevo, avendo avuto modo di osservarlo molte volte quando era giovane, che era un atleta di grande talento con eccellenti capacità e anche un ragazzo molto spiritoso. Ed è stato incoraggiante vedere che aveva mantenuto un allenamento regolare e dedito all’attività delle Arti Marziali.

Il giorno dopo ho cominciato a ricevere notifiche nella sezione “commenti”del web site del social network dove avevo mandato la foto. Sono stato molto rattristato e deluso da quello che ho letto, dalle parole scritte dal mio amico e da alcuni suoi ammiratori. I commenti erano abbastanza negativi; e dato che questi mi coinvolgono, mi sento motivato a prendermi del tempo qui per affrontare alcune questioni molto rilevanti che lui ha riportato alla luce.

Ho deliberatamente scelto di non fare il suo nome o quello dei suoi colleghi perché il mio scopo non è certamente quello di parlar male di lui. Comunque la mentalità che appare uscire dalle sue parole e risposte, a mio parere, è un cancro che ha piagato le Arti Marziali per molto tempo. Mi prendo questa opportunità per parlarne e forse per presentare una prospettiva diversa che può aiutare e influenzare cambiamenti positivi.

I Commenti e le Risposte

Veramente il primo commento aggiunto alla foto era da un altro amico la cui reazione, osservando la foto, è stata semplicemente : “I bei vecchi tempi.” La risposta dell’originale destinatario della foto è stata che egli non li vedeva come “ bei tempi” e continuava ulteriormente definendoli “ I giorni delle opportunità perdute”. Ha continuato lamentando sul come le Arti Marziali sarebbero state differenti (molto meglio) se “ fossero state governate da guide più illuminate”

Questo era solo l’inizio di una trafila di critiche che accusavano i “poteri di controllo” (in particolare arbitri, organizzatori e/o dirigenti) per una moltitudine di infrazioni a cominciare dall’evidente cospirazione per eliminare lui e la numerosa e talentuosa cricca di atleti che erano con lui associati e allenati. Tutte queste teorie, a suo modo, sono un valido riconoscimento di come era stato impedito a lui e alla sua cricca di “vincere” quegli incontri, che secondo lui, avrebbero invece legittimamente vinto.

Questo tipo di commenti ha scatenato ulteriori risposte dai suoi ammiratori rafforzando così questa orribile e patetica storia di vittimismo. Un altro interessante commento fatto dal mio collega era: ”A nessuno piace parlare di quella storia, ma invece è rilevante, perché a seguito delle cose che quegli “organi sanzionatori” hanno fatto, per quanto riguarda il Karate come sport, la nostra area è rimasta indietro rispetto al resto del paese.

A mio parere, se vogliamo imparare dalla “storia” allora cerchiamo almeno di farne un resoconto giusto e obbiettivo guardando da prospettive diverse che cosa è veramente successo in quella “storia” . Cosa ancora più importante è se usiamo l’esperienza del passato, sia buona che cattiva, per migliorare il nostro presente e futuro.

Dato che sono stato direttamente testimone e partecipante a molte di quelle riunioni, alle decisioni, alle discussioni sulle regole, alla formazione e gestione degli arbitri, mi trovo nella posizione unica di poter fornire informazioni riservate riguardo quelle questioni. Io ero anche uno dei primi “leaders” del “corpo sanzionatorio” verso i quali loro sono stati così critici.

“Sono stato fregato dagli arbitri!!!”

Benvenuti tra gli “umani”, esiste uno sport che abbia “arbitri giusti”? E’ una domanda interessante. Se si vince, anche quando la vittoria può essere discutibile, l’arbitro è stato: “grande”! Se si perde, non potrebbe essere semplicemente perché, l’altra persona ha fatto un po’ meglio di noi in quella competizione, potrebbe essere? Vi prego tutti di cambiare l’atteggiamento arrogante delle “Superstars” che hanno perso le competizioni perché sono stati “fregati”.

Il fatto è che esistono alcuni arbitri che sono o disonesti, o incompetenti o di parte, o anche solo influenzano in modo “non equo” il risultato della performance. Purtroppo, nelle arti marziali la sfida di avere giudici imparziali è stata ed è tuttora una parte insita nella sua cultura. Dovrebbe essere evidente come e perché questo avviene. Sicuramente ha molto poco a che fare con il “vittimismo” di qualche gruppo di atleti delle arti marziali.

Anche volendo esaminare la storia delle Arti Marziali in quanto sport , che cosa è venuto prima: l’uovo o la gallina? E’ cominciato prima all’interno della scuola, o nelle intra-organizzazioni tra più scuole? La concorrenza tra gli stili è cominciata molto prima di qualsiasi standardizzazione delle “regole” o delle “procedure” per la competizione sportiva. Ad oggi esistono ancora differenze significative tra le regole di un’organizzazione e l’altra. Indipendentemente da ciò, anche norme standardizzate non assicurerebbero o sostituirebbero un giudice/arbitro preparato, qualificato, indipendente, imparziale e professionale .

Inoltre, nei primi concorsi, in origine, i “giudici” o gli “arbitri” erano volontari o persone interessate e disponibili prese tra gruppi di partecipanti. In genere erano le cinture nere o partecipanti avanzati delle scuole che partecipavano alla competizione. Questa usanza continua ancora oggi ai giorni nostri nella maggior parte dei tornei, anche dopo 50 anni di competizioni tra stili. Di conseguenza, perché qualcuno non dovrebbe notare il conflitto di interessi insito in questa struttura? Buh !!!!!!!!

Anche se ci sono alcune organizzazioni (tipo quelle del “corpo arbitrale”, così ingiustamente calunniate nei commenti dei nostri amici) che hanno lavorato duramente per amministrare, preparare e sorvegliare questi giudici o arbitri, questo ha dato un risultato piuttosto scoraggiante. Ciò viene ulteriormente complicato dal fatto che non tutte le cinture nere possiedono le caratteristiche necessarie per essere buoni giudici o arbitri.

In secondo luogo, la politica di qualsiasi organizzazione inter-style rende particolarmente difficile escludere coloro che non hanno le giuste caratteristiche, anche dopo essere stati addestrati a fondo nei concetti, nelle regole dell’etica di procedura. C’è ancora l’illusione che automaticamente da una “Cintura nera” arrivi un’ infusione di tutti questi talenti e caratteristiche, che derivi la conoscenza necessaria per diventare un buon giudice.

Di conseguenza, nella migliore delle ipotesi, la dirigenza di qualsiasi organizzazione non può che adottare le misure più ragionevoli per aiutare a fornire un livello di equità a tutti gli atleti coinvolti.

L ‘organizzazione “arbitrale” qui criticata, ha fatto un serio tentativo di affrontare questi problemi. Uno dei modi che ha adottato, come parte di una regola, era il non permettere a qualsiasi cintura nera di giudicare gli studenti della sua stessa scuola. Personalmente concordo con questo, infatti sono stato uno dei promotori e sostenitori più attivi di questa pratica. E ‘stato tuttavia vergognoso, vedere quante “Cinture nere” che si trovarono coinvolte in questo cambiamento, tentare ogni mezzo possibile per contrastarlo.

Nel miei ricordi della “storia” qui messa in discussione i nostri amici, che fanno queste osservazioni critiche, furono alcuni dei peggiori violatori di questo tentativo di equità. Come lo riconoscono apertamente, anche allora erano tutti aggregati insieme come una cricca, la loro lealtà l’uno verso l’altro era abbastanza evidente. Tuttavia, dato che provenivano da scuole diverse, la regola di non consentire loro di giudicare i propri studenti, praticamente non poteva essere applicata. Come nota interessante a margine, la foto inserita nella pagina della rete sociale che ha scatenato questo discorso, in realtà, mostra l’amico che ha fatto l’amaro commento combattere con un mio studente e l’arbitro dell’incontro era proprio un suo amico .

Inoltre, alcuni membri di questa cricca stessa, a volte hanno partecipato a tornei con un folto gruppo di sostenitori che non esitavano a circondare il ring gridando e ponendosi con atteggiamenti atti ad influenzare e intimidire alcuni dei giudici. Queste irriverenze, disturbi, assalti da teppisti portarono ad adottare ulteriori misure organizzative che limitarono l’accesso agli anelli a chiunque non fosse funzionario o partecipante. Ma ancora una volta, questo tipo di regola non fu istituita appositamente per questo o per altri gruppi in particolare, fu istituita in generale, per mantenere l’ordine e il controllo dell’attività sportiva da parte dei giudici e degli arbitri, non dagli atleti o dai spettatori.

La domanda che mi sorge spontanea è: quanti altri atleti esperti hanno “perso l’opportunità” a causa di questo “imbroglio” perpetrato e acclamato dalle “vittime” qui? Traetene voi le conclusioni.

Finiamola!

Come un critico ha correttamente detto: “E’ stato quel che è stato”.

Se avessi un dollaro per ogni volta che ho sentito un giudice fare un richiamo impreciso, una richiamo di parte, o addirittura un ingiustizia contro di me, potrei invitare l’intero gruppo di amici a pranzo e goderci insieme un pasto abbondante e piangerci adosso . La mia personale delusione deriva dalla lettura di questa “romanticizzazione” di “vittime/eroi” che, secondo lui, a causa di questo avrebbero perso tutte le possibilità di diventare “Superstars”. Prendo atto, che tutto quello che sa fare adesso, è parlare di questo particolare “rimpianto”, mentre la critica primaria che faccio io adesso è perché, poi lui continua dicendo “…non ho permesso a nessuno di “manipolare” quel periodo bloccando i miei sviluppi .” La mia ulteriore sorpresa e delusione è di sentire ancora questa assurdità dopo 25 anni.

A mio parere, quel che è peggio è che oggi, questi uomini di successo, di talento e intelligenti continuano a trasmettere questa cultura di auto vittimismo alle attuali generazioni di studenti, soprattutto perché, molti di loro, erano gli autori delle più eclatanti e discutibili azioni lamentate. Non posso fare a meno di chiedermi: quanti giovani atleti che guardano a loro come le ispirazioni e gli esempi di ieri e di oggi, sono stati lesi o avvelenati dalla trasmissione di questa mentalità “vittimistica”?

Parte del problema o parte della soluzione?

Se non sei parte della soluzione, allora sei parte del problema. La mia idea è che, se invece di “prendere la palla e andare a giocare in un altro campo”, questi uomini avessero messo la stessa quantità di sforzi e sacrifici per contribuire a cambiare in modo costruttivo la questione del corpo arbitrale, allora forse, ci sarebbe stato un maggior successo per tutti gli atleti in questa regione, non solo per loro stessi.

A questo punto nessuno può sapere se ciò avrebbe fatto molta o poca differenza. Tuttavia, questa sembra una farsa per screditare coloro che hanno investito e sacrificato tanto del loro tempo, sforzi, e fortuna per gli altri nella zona est degli US. Inoltre, per la cronaca, ci sono numerosi atleti di questa parte degli USA che hanno ricevuto riconoscimenti sia nazionali che internazionali. Ce ne sono anche molti altri, che hanno apprezzato le opportunità che sono state loro fornite dal diligente lavoro dell’apparato arbitrale, che questa cricca di amici invece, è così pronta a denigrare.

In verità, critici amici miei qui vi meritate il riconoscimento per aver continuato a cercare un modo di crescere ulteriormente , nonostante le ragioni della vostro scoraggiamento, sia esso legittimamente giustificato o semplicemente frainteso. Purtroppo, le vostre conclusioni in merito a questa situazione sembrano essere di auto-comodo, incentrate principalmente su voi stessi, o sulla vostra cricca. Questo è dimostrato dalle vostre stesse dichiarazioni, non c’è bisogno di prove, lo si deduce dalle vostre stesse parole ed atteggiamenti.

Credersi al centro del mondo

Non è inusuale, per ognuno di noi, vedere le proprie esperienze da una prospettiva un po’ miope, soprattutto quando sono coinvolte le nostre emozioni, e ancor più quando si è giovani e impressionabili. Nessuno di noi, tuttavia è al centro del mondo.

Quando ormai non siamo più bambini, sarebbe meglio aiutare coloro che vengono dopo di noi informandoli che siamo responsabili sia delle insufficienze sia dei vantaggi del passato, la visualizzazione del passato è “maestra di vita” e ci permette di capirla meglio. Se si continua a diffondere questa cultura di “sono stato vittima”, e a romanticizzare le cose raffigurandoci come superstars oppresse perchè ha prevalso il “sistema, che vince contro ogni cosa”, facciamo un cattivo servizio a noi stessi e a coloro che vengono dopo di noi.

Il fatto è che la vita non è “equa” e ognuno di noi prima o poi si troverà ad affrontare un certo grado di pregiudizi, pregiudizi o trattamenti sleali da parte di altri. Questa condizione umana esiste sin dagli albori della civiltà e, nonostante gli sforzi in senso contrario continuerà fino a quando il Signore vorrà. Di conseguenza, ciascuno di noi provi a cercare più ragioni per capire, là dove diventa necessario, e se giustificato anche a perdonare, ad andare avanti con speranza, ispirando coloro che verranno a diventare “campioni nella vita” e non solo come “campioni nelle arti marziali”.

Penso sinceramente, che il mio caro amico cristiano, deve delle scuse per i suoi presupposti inesatti, per le sue sentenze infondate, ingiuste e i commenti su alcuni di noi che hanno invece dato così tanto a questo sport. Forse può prendere in considerazione di ricercare nel proprio cuore e riesaminare quelle emozioni che sembravano averlo ferito così fortemente. Indipendentemente da ciò, io auguro di cuore a lui e a coloro che gli sono vicini tutto il meglio.

Così ora, che avete letto “Il resto della storia”, prendetene nota e di conseguenza regolatevi da voi.

“…. E QUESTO IL MIO MODO DI VEDERE !” ©

Copyright 2010, V. R. Pascetta, tutti i diritti riservati

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