Il “Lottatore da Strada” vs L’Artista Marziale

Shihan Pascetta

Vi siete mai posti la domanda di quale sarebbe il risultato in un combattimento tra una “lottatore da strada” e un artista marziale? Mi sono sentito fare questa domanda in molte occasioni insieme al conseguente  dibattito che in genere il quesito scaturisce. Nell’ articolo che segue, proverò a far chiarezza su questa annosa questione.

Nel corso della mia carriera professionale, che mi ha visto impegnato in vari ruoli: artista marziale, direttore nella Sicurezza operativa e di consulenza, ufficiale di polizia, e anche come privato cittadino, ho avuto l’opportunità di osservare, e registrare varie situazioni che mi hanno dato una prospettiva che va aldilà della semplice speculazione o teoria.

In qualsiasi modo vogliamo affrontare o approfondire questo argomento, dobbiamo partire comunque da un dato di fatto, primo: lo scontro di vita reale è di solito una questione fra chi vi partecipa e  fattori logistici che ne  possono influenzare i risultati.

Se cominciamo a cambiare queste variabili, allora anche il risultato è destinato a cambiare. Pertanto, è importante partire dalla consapevolezza che le nostre conclusioni sono più una questione di probabilità, piuttosto che una realtà concreta. Sarebbe un errore presumere che, ipoteticamente, questi risultati rimanessero gli stessi in una o in tutte le occorrenze.

Un esempio che spiega questa logica potrebbe essere il seguente: un guidatore, per ipotesi, fa la scelta ponderata di passare ogni semaforo con il rosso, questo non è garanzia che ci sarà un incidente ogni volta che correrà questo rischio. Tuttavia, questo comportamento aumenta notevolmente  le “probabilità” che venga coinvolto in un incidente. Questo contrasta con un conducente che invece si premura di fermarsi a ogni semaforo rosso. La verità è che, in realtà, è possibile per il guidatore rischioso di non fare mai un incidente, ma è giustificata la probabilità che essi accadano. Perciò, dobbiamo sempre considerare i risultati improbabili ma anche quelli probabili.

Il Lottatore da Strada

Prima di continuare è il caso di definire quali sono, generalmente, le caratteristiche che definiscono un comune “lottatore da strada”. Bisogna sapere che varianti in queste caratteristiche, possono facilmente cambiare i risultati finali. In genere immagino un “lottatore da strada” come un combattente un po indisciplinato, senza regole, un istintivo non strutturato, un combattente a mano libera.

Quando facciamo riferimento a questo termine, intendiamo in particolare le seguenti caratteristiche:
1.) Una persona che ha un limitato o nessun addestramento formale nelle arti marziali.
2.) Una persona che ha esperienza di lotta in vita reale, con scontri fisici per le strade (non controllati) in un ambiente non sportivo
3.) Una persona che ha vissuto in un ambiente in cui gli scontri fisici sono una parte  normale e necessaria del suo meccanismo di sopravvivenza.

Supponendo che il nostro ipotetico “lottatore” possieda tutte queste caratteristiche, allora possiamo cominciare ad esaminare le cose che lo avvantaggeranno in uno scontro. Uno degli elementi più significativi per una persona che è stata collocata in un ambiente di  “sopravvivenza “, è che deve dipendere dai  sua attributi mentali, emotivi e fisici per avere successo, questo individuo ha già esperienze in qualche misura, che lo portano ad avere una  mentalità da” guerriero “. Parte di questa mentalità, è l’accettazione del fatto che egli è responsabile della sua stessa vita, indipendentemente delle variabili e al di là della regolare protezione o delle regole della nostra società.

Non ci sono regole in “guerra”. Con questo, non intendo dire che nella società non esistano regole, ma in un contesto di  ”sopravvivenza da strada” dobbiamo accettare il fatto che la definizione di comportamento “criminale” si riferisce appunto, ad individui che agiscono al di fuori delle regole. In questo contesto e in queste evenienze, ogni individuo è potenzialmente messo in una situazione dove il suo avversario difficilmente seguirà queste “regole”. La “mentalità da guerriero” alla quale mi  riferisco, è semplicemente quella in cui  un individuo è consapevole di questa situazione e capisce quando e dove è il momento di applicare  questa mentalità di  ”sopravvivenza”.

I vantaggi del lottatore

Uno dei vantaggi della “lottatore da strada” è che per lui non è importante pensare alle conseguenze della sua azione lì nell’ immediato. Questo gli permette di essere più spontaneo e meno prevedibile in contrasto con il comportamento della maggioranza dei cittadini più responsabili che si preoccupano delle eventuali conseguenze di un confronto, prima di chi “vincerà”.

La mancanza di preoccupazione diventa sia un vantaggio che uno svantaggio per il “lottatore da strada”. Anche se può dare un netto vantaggio nell’ immediato, può essere estremamente dannosa per la sua “sopravvivenza” a lungo termine, sia nella società che legalmente.

Il vantaggio deriva dalla mancanza di esitazione. E’ questa spontanea e sorprendente risposta  all’inizio dell’azione che gli dà facilmente un vantaggio in un confronto fisico. L’apparente mancanza di inibizione ad agire con violenza può anche avere un effetto travolgente sulla maggior parte degli avversari.

Un secondo importante vantaggio, della maggior parte dei “lottatori da strada”, è l’avere  pratica con il contatto fisico nel corso dei confronti corpo a corpo. Non c’è niente che può sostituire la vera esperienza di  un contatto fisico reale, per imparare l’efficacia o no di un gesto offensivo o difensivo. Inoltre, se una persona non è mai stata spinta, tirata, colpita, tirata giù in maniera vigorosa, figuriamoci  allora, questo tipo di  esperienza che effetto psicologicamente debilitante avrà durante uno scontro fisico di vita reale.

Il terzo,e il  più forte vantaggio della maggior parte dei “lottatori da  strada”, è lo “spirito” di combattere “fino alla fine” a non rinunciare a prescindere dagli svantaggi. Questa “sopravvivenza” mentale (che è parte della “mentalità del guerriero” descritta in precedenza) può facilmente essere l’elemento determinante in un confronto così stretto tra due individui.

Il quarto vantaggio è la probabile  imprevedibilità di molti “lottatori da strada”. Questo elemento può spaziare dall’ imprevedibilità della tecnica, della tattica o della strategia. Il vantaggio della sorpresa può essere usato come difesa contro un individuo più impegnativo.

Gli svantaggi del lottatore

Gli svantaggi per il “lottatore da strada”, sono i seguenti:

Primo, molti di questi combattimenti sono inutili. Questo vale per  la stessa  logica che abbiamo usato  prima nel descrive il “guidatore” che rischia inutilmente e  ripetutamente durante la guida. Anche se queste molteplici esperienze, effettivamente possono aumentare l’abilità individuale, allo stesso tempo la probabilità di fallire, a un certo momento, aumenta con la frequenza ripetuta.

Secondo, molti combattimenti iniziano per motivazioni emotive : ego ferito, orgoglio, paura, vendetta, o altro. Questo porta alla tendenza di agire guidati dall’ emozione. Mentre da una parte, le emozioni sono in grado di fornire una gran quantità di  energia ad un combattente, d’altra parte, possono anche bloccare la capacità di agire razionalmente e in modo pratico. Questo può accecare l’individuo,  può  non farlo andare al di là di ciò che è pratico o necessario in quel momento, lasciando se stesso più vulnerabile alla sconfitta.

L ‘Artista Marziale

Devo innanzitutto definire, anche in questo caso, le caratteristiche alle quali fare riferimento quando usiamo il termine “artista marziale”. Poiché questo è un termine generico, che comprende tante discipline diverse, diventa arduo definirlo con chiarezza.  Allora, inizio con alcune caratteristiche generali per poi separarle in più specifiche, in particolare quelle che possono fare la differenza nell’esito del nostro ipotetico “scontro”.

Ecco un elenco di caratteristiche generali di un “artista marziale”:
1.) Una persona che ha avuto una formazione significativa (almeno 3-5 anni continui) in almeno una delle molteplici  discipline delle AM.
2.) Una persona che è stata addestrata fisicamente , intellettualmente, emozionalmente e spiritualmente  nella sua disciplina di AM.

Di seguito elenco alcune caratteristiche significative, che possono essere varianti legittime, e anche se  non sempre coesistono  tra gli operatori delle AM, tuttavia, hanno un effetto diverso sul risultato di uno scontro nella vita reale:
1.) L’esperienza di un contatto fisico  progressivo durante l’allenamento, che può variare dal contatto pugilistico, alle alzate, alle prese a terra.
2.) L’esperienza di incontri competitivi nel proprio settore di formazione. Questo può variare da un esercitazione non competitiva nel dojo, al contatto completo in una vera e propria competizione sportiva.
3.) Allenamento per l’ atteggiamento mentale/psicologico e la “mentalità di sopravvivenza” nel combattimento.

I vantaggi dell’Artista Marziale

Uno dei principali vantaggi del combattente AM, è quello di essere potenzialmente un “combattente ” più disciplinato. In particolare, potere non sprecare energia fisica, mentale ed emozionale, permette a questi  combattenti di aumentare il loro potenziale in uno scontro fisico.

I principi alla base della maggior parte dei sistemi di AM, insegnano a risparmiare energia nei movimenti. Le AM insegnano, in generale, che allineando fisicamente  i vari sistemi del corpo (muscolare e scheletrico), e centralizzando l’energia nervosa, emotiva e spirituale, si ottiene più potere della forza che può essere generata da  una persona con una dimensione e statura molto elevata. Inoltre, l’applicazione dei principi intellettivi del caso, oltre alle tattiche e alle strategie, possono fornire un vantaggio su un individuo non allenato, che più probabilmente reagirà, invece che essere propositivo.

Il secondo vantaggio è la fiducia che ottiene il professionista delle AM quando  raggiunge con successo obiettivi progressivamente più difficili. Nella maggior parte della formazione degli AM, questi obiettivi in genere partono dal fisico per arrivare all’intellettuale ed emotivo.

Va notato che più pratici e realistici sono gli strumenti raggiunti nell’abilità fisica, più stabile e più forte sarà la fiducia intellettuale ed emozionale. La mia idea è che, i programmi di AM che insegnano tecniche di difesa irrealistiche o forniscono agli studenti prospettive irraggiungibili, hanno poche  probabilità di successo e portano facilmente lo studente a un drammatico fallimento di fronte a incontri di vita reale.

Un terzo vantaggio per l’AM, è la condizione fisica in termini di forza, resistenza cardio-vascolare, flessibilità, velocità, forza esplosiva che viene data da un costante allenamento in un periodo prolungato di tempo. Ogni atleta, dal dilettante al professionista, può confermare l’aumento della fiducia che gli viene quando è in ottime condizioni fisiche. In particolare in uno scontro con tempi lunghi, questa condizione svolge un ruolo importante.

Il quarto vantaggio è più esoterico e molto più difficile da misurare. E’ quello della morale umana. Che questa morale derivi da una fede spirituale o da uno spirito umano buono e sia radicata in sani principi, farà la differenza, perché questa persona si difenderà per legittima difesa.

Ho personalmente assistito a situazioni in cui, alcune persone, hanno superato gli avversari con grande superiorità fisica, soprattutto grazie alla loro forte convinzione che stavano difendendo ciò che era “giusto” nei loro cuori o menti. Questo elemento è sicuramente il “fattore X” che gioca un ruolo importante  in ogni scontro fisico.

Per essere più preciso, al combattente delle AM viene insegnato a combattere solo quando è  necessario e in genere per un fine altruistico. La frase: “la forza per diritto”, è stata scritta da un famosissimo maestro, Socrate, quindi è da sciocchi sottovalutare le potenzialità di un individuo che sta difendendo i suoi figli, il coniuge, la famiglia, o un’altra persona o anche semplicemente un principio che sente essergli caro.

Inoltre, il combattente di AM istruito correttamente, non si estenderà nella lotta al di là del minimo necessario per porre fine alla minaccia. Questo è un principio sia morale che giuridico. Una volta che il combattente delle AM arriverà ad andare oltre questa restrizione di sé, perderà ogni vantaggio spirituale.

Gli svantaggi dell’Artista Marziale

Il primo svantaggio del combattente di AM può essere la possibile mancanza di esperienza proprio in queste situazioni di “sopravvivenza”. La sopravvivenza da strada è nettamente diversa da quella della competizione sportiva in cui, indipendentemente da quanto contatto sia permesso, esistono regole, e l’arbitro a un certo punto può fermare la lotta. Comunque questa è una mentalità che può essere acquisita, ma deve essere creata nel tempo e con molta esperienza.

Purtroppo, c’è l’illusione che il combattimento “full contact” nelle AM sia realtà. Anche se è certamente molto più vicino alla realtà di una finta disputa, nelle competizioni sportive delle AM non esiste un vero “contatto pieno”. Finché ci saranno i guanti e le regole non potrà mai esserci un “contatto” totale. Resta  ancora un  ”contatto limitato” a prescindere da quanto estenuante o rude sia lo scontro anche  nel rispetto delle regole.

Un secondo svantaggio può essere la tendenza per i combattenti più allenati a seguire schemi determinati e  prevedibili quando litigano. Questa tendenza verso la prevedibilità può dare a qualunque avversario, un vantaggio tattico. Con una giusta preparazione il combattente delle AM può imparare ad essere più consapevole di questa prevedibilità e superarla con alcuni esercizi specifici.

Il terzo, e a quanto pare il  più comune svantaggio, tra i molti combattenti delle AM, è l’irrealistica conoscenza di come mettere in pratica le tecniche acquisite durante i loro studi. Calci e pugni tirati in aria, sul legno o su mattoni non possono sostituire avversari reali. “Dispute” con partner che non si toccano mai, bastano a creare illusioni che possono rapidamente trasformarsi in una sconfitta negli scontri reali.

A meno che, la preparazione dell’AM non includa livelli progressivi di contatto, di interazione con il partner (da cooperativa a non-cooperativa a competitiva), o includa vari gradi di versatilità nella tecnica (vale a dire non solo  limitata a calci, pugni, prese, ecc ),ci saranno gravi lacune nel combattente AM per adattarsi agli incontri della vita reale.

Confronti

Per molti aspetti sembra che il “lottatore da strada” abbia il sopravvento, se non altro, perché è nel suo ambiente di vita quando si trova, appunto, in uno scontro da strada. Sembra quindi, che al  combattente delle AM, per prevalere, non resti che approfittare delle debolezze della lottatore da strada. Il vantaggio della  grande imprevedibilità del LS  può essere superata, con fiducia e pazienza. Questo perché anche se il LS è in genere più “selvaggio” nel suo attacco o risposta, questi movimenti sono in genere meno efficienti e ci sono grandi “buchi” dove l’ AM potenzialmente può intervenire e contrastare o a chiudere decisamente lo scontro.

Il più grande vantaggio che il  combattente delle AM può ottenere, si verificherà  solo se egli  sarà in grado di mantenere la mente chiara e muoversi in maniera decisiva. E’ anche di primaria importanza per ogni combattente delle AM imparare e sviluppare una “mentalità di sopravvivenza”. Il lottatore da strada non ha il monopolio su questo elemento, anche se questa caratteristica è più innata in lui per i motivi che ho prima specificato.

Con tutti i fattori aggiunti, di un combattente delle AM, risulta che egli ha  le migliori possibilità di vincere, ma solo se la sua formazione sarà stata orientata verso un’ applicazione realistica.

Conclusioni

L’obbiettiva verità è che, anche se ci sono grandi vantaggi  derivati dallo studio,  dalla preparazione e dall’ apprendimento realistico delle tecniche  Marziali, ha comunque senso dire che, se gli artisti marziali avessero l’opportunità di sperimentare la “strada” potrebbero  godere appieno dei benefici dei due mondi. Accade come nella formazione scolastica, dove è giusto studiare i primi rudimenti e teorie in aula, ma si sa che si comincia davvero a imparare quando si pratica dentro il giusto posto di lavoro.

Quindi, la risposta più onesta alla nostra domanda di partenza è che non c’è una risposta assoluta! Come accennato nel passaggio all’inizio di questo articolo, ogni confronto avviene in definitiva tra due partecipanti ed è  soggetto alla logistica di quello specifico scontro.

Anche nelle competizioni sportive, un “campione” è solo il campione del suo ultimo incontro. Un campione del mondo è soltanto campione del mondo fino a che non difende ancora una volta il titolo. Come artisti marziali, è importante essere onesti con noi stessi e affrontare la realtà. Noi non siamo invincibili, non importa quanto sia duro l’allenamento o con quale grado di approfondimento ci stiamo preparando.

E’  importante notare, che la mia mentalità di sopravvivenza, non include l’accettazione letterale della sconfitta. Personalmente, non ho mai iniziato uno scontro senza avere prima la visione chiara che ne sarei uscito vittorioso, perché la logica della mia mente, sa che a un certo punto  arrivo a un limite. Questo perché sono un essere umano.

Comprendere questo sarà una buona base per le premesse filosofiche che formano un AM. La nostra prospettiva di “vittoria” deve essere molto più ampia rispetto alla vincita di un incontro particolare e va oltre la nostra stessa vita. Parte di questo è l’accettazione che tutti noi moriremo prima o poi, che sia in combattimento o per cause molto meno drammatiche.

Pertanto, è molto più importante come viviamo le nostre vite, come tocchiamo le vite delle persone intorno a noi, e il modo con il quale accettiamo e persino abbracciamo la nostra stessa mortalità. Questa è la vera “vittoria” del “vero artista marziale” e questo è stato ribadito in molte forme e in molte culture in tutto il mondo.

Così, anche se può essere interessante e anche un po’ divertente la discussione su “che batterà chi”, la sostanza rimane sempre la stessa. E’ il modo nel cui conduciamo la nostra vita nel tempo assegnatoci  qui che ha più importanza, no qualche confronto consequenziale né qualche battaglia particolare. Questa è la vera essenza delle arti marziali e dal modo in cui vivremo questi standard acquisiremo il potenziale per essere più che vincitori!

“…. E QUESTO E’ IL MIO MODO DI VEDERE!” ©

Copyright 2010, R.V. Pascetta, tutti i diritti riservati.

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2 Comments

  • Andrea Stoppa says:

    Articolo splendido, di grande spessore didattico e scritto con moltissima onestà intellettuale.
    Le riflessioni su come il significato e la drammaticità dell'esistenza stessa influenzino ciò che è un argomento strettamente legato alla "sopravvivenza" e alla "prevaricazione del nostro prossimo" risultano davvero puntuali. Complimenti.

    Andrea Stoppa

  • kratos says:

    il pugile il lottatore o chi pratica boxe tailandese sono gia lottatori da strada al momento del primo scontro nella strada vince sempre il piu aggressivo nella strada e l aggressivita non te la puo insegnare nessuno o ce l hai o no non importa se sei un buono se viene fuori sono problemi